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Giovedì, 18 Aprile 2024
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“Giustizia negata, il ministro mandi gli ispettori”. Protesta plateale di un legale

Odissea giudiziaria per un muro di confine. L'avvocato Mazzeo denuncia gravi inadempienze dei giudici e sospende l'insulina: "Verifiche subito, o mi lascio morire"

NARDO’ – Dalla sopraelevazione di un muro alle pareti di gomma della giustizia. Una vicenda giudiziaria al limiti del paradosso che porta un avvocato del foro di Lecce a promuovere una protesta ad oltranza contro quella che lui definisce la “deriva” della giustizia. E con una formale denuncia del “diniego di giustizia” l’avvocato gallipolino Giuseppe Mazzeo, anche a nome del suo assistito Walter Raho residente a Nardò, ha richiesto l’invio degli ispettori ministeriali presso il Tribunale civile di Lecce al fine di avviare un’inchiesta amministrativa volta ad appurare le eventuali responsabilità e cause dei pronunciamenti dei giudici locali che hanno respinto le istanze del legale e che lo stesso ha rilevato come “estranee alle regole logiche e giuridiche”.

Una situazione che Mazzeo ha notiziato direttamente al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, con una nota inviata al palazzo di via Arenula, e anche al presidente all’ordine degli avvocati di Lecce. Ma c’è di più. La protesta contro la cosiddetta “malagiustizia” si correda di un ulteriore aspetto al limite del dramma umano visto che l’avvocato Mazzeo ha anche annunciato la sua decisione estrema di “lasciarsi morire” lentamente se non saranno adottati i provvedimenti richiesti per il ripristino dell’agibilità giudiziaria. Da oggi infatti Mazzeo, in attesa di una ufficiale e pubblica comunicazione, e previa sospensione cautelare di tutti i provvedimenti contestati e della loro efficacia esecutiva, ha deciso di sospendere la quotidiana assunzione di insulina per lui indispensabile per vivere. “E sono intenzionato a giungere sino alle conseguenze più estreme” afferma il legale, “per affermare  il principio di legalità e giustizia e per porre fine al denunciato scempio della logica  e delle regole processuali e civili”. Una decisione sulla quale il legale è stato anche questa mattina invitato a soprassedere, magari rimodulando la protesta in un atto con conseguenze meno “vitali”. Ma Mazzeo è fermo e determinato. E pur avendo su questa vicenda ricevuto dei deferimenti per aver ricusato più volte i giudici, ora è intenzionato ad andare sino in fondo. Ma qual è il nocciolo della vicenda?  

La questione apparentemente banale e nell’alveo dei contenziosi tra confinanti si è via via infittita e ingarbugliata. Tanto da portare il ricorrente, il signor Walter Raho, assistito dall’avvocato Mazzeo, a vedersi respingere diversi e reiterati ricorsi, ed essere condannato al pagamento delle spese, e addirittura a subire atti di pignoramento di una vettura e dell’abitazione di famiglia. Una vicenda partita nel 2012 quando il signor Raho, dopo aver ottenuto le autorizzazioni edilizie dal Comune di Nardò per sopraelevare un muro di confine di un metro di altezza, aveva richiesto ai parenti confinanti la rimozione di alcuni paletti e di una rete divisoria preesistente per effettuare i lavori. Non avendo ottenuto riscontro è partita la prima richiesta di ricorso presso il Tribunale civile di Nardò ottenendo la decisione transattiva che dispensava quindici giorni di tempo per la controparte per rimuovere paletti e rete e altri quindici giorni al ricorrente per effettuare la sopraelevazione. Ma successivamente, a lavori avviati, i tecnici abilitati riscontravano l’instabilità del muro ravvisando la necessità di avviare ulteriori opere di consolidamento che ovviamente avrebbero portato a sforare i 15 giorni concessi dall’atto transattivo. E da qui l’ulteriore disappunto dei parenti confinanti.

Da quel momento in poi è partita quella che l’avvocato Mazzeo definisce “l’odissea” giudiziaria. “Da una semplice e motivata richiesta di proroga per la sopraelevazione del muro di confine” spiega il legale, “alla quale non si era opposta nemmeno la controparte, siamo arrivati ad una situazione a dir poco caotica. Il Tribunale di Lecce, ex sezione di Nardò, ha scambiato quella motivata richiesta di proroga per un’introduzione di un  nuovo giudizio e lo ha dichiarato inammissibile condannando il mio assisto al pagamento delle spese”. Da qui tutta la trafila di opposizioni e ricorsi, nonché di richieste anche di ricusazione dei giudici, sempre rigettate e che hanno portato alle condanne al pagamento delle relative spese, e che oggi hanno spinto Mazzeo e il suo assistito all’extrema ratio di invocare il diritto alla “giustizia negata” e l’intervento degli ispettori per verificare l’operato dei giudici. Il paradosso della vicenda resta che, nonostante la richiesta rigettata di proroga per i lavori, il muro della discordia è oggi completato, mentre restano in piedi l’esecutività dei pignoramenti e le richieste di pagamento delle spese a danno del signor Raho oltre ai deferimenti richiesti all’ordine professionale dell’avvocato Mazzeo. “Vorrei precisare che la denuncia in atto non è un attacco alla Magistratura” spiega il legale, “anzi tutt’altro, è invece finalizzata a rendere pubblica una situazione abnorme e patologica, non consona ad uno Stato di diritto che nuoce gravemente alla  credibilità di chi amministra la giustizia nel nome del popolo italiano”.                                                                             

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