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Nardò Gallipoli

Scontrini, stangata sulle attività commerciali. Le fiamme gialle ne chiudono quattro

Tre negozi di abbigliamento, a Gallipoli, Aradeo e Racale, gestiti da uomini di origine asiatica, e una rivendita al dettaglio di frutta, a Nardò, dovranno restare con le saracinesche abbassate per un periodo tra i tre e i setti giorni

GALLIPOLI – Dovranno rimanere chiusi dai tre ai sette giorni lavorativi, gli esercizi commerciali oggetto di provvedimento delle Direzione generale dell’Agenzia delle entrate. Sono quattro in tutto, tre negozi di abbigliamento – a Gallipoli, Aradeo e Racale -,  i cui titolari sono di origine asiatica, e un negozio di vendita al dettaglio di frutta di Nardò, gestito da un uomo del posto. E così, dall’inizio dell’anno, sono 25 le attività colpite dallo stop imposto dall’autorità fiscale.

La sospensione temporanea, effettuata dalla guardia di finanza di Gallipoli, è la conseguenza della reiterata violazione dell’obbligo di rilasciare lo scontrino fiscale o la ricevuta: se ciò avviene per quattro volte in cinque anni, il provvedimento può variare da tre giorni ad un massimo di 30 (a seconda della recidività del contribuente), ma se la contestazione riguarda una somma non contabilizzata che supera i 50mila euro, allora le saracinesche potrebbero restare abbassate anche fino a sei mesi.

Non emettere gli scontrini è la maniera più immediata per evadere il fisco e su questo non c’è dubbio. Ma sono sempre più numerosi coloro, e non solo tra i commercianti, che distinguono tra l’evasione fraudolenta – tesa cioè all’indebito arricchimento - e quella cosiddetta di necessità, alla quale si ricorre a fronte di una montagna di tasse, imposte, multe e balzelli che spesso strozzano la liquidità del contribuente. Che, in tempi di crisi, è ridotta all’osso.

Le cronache riportano con una certa frequenza, purtroppo, storia di ordinaria disperazione che si concludono con suicidi o comunque gesti eclatanti. Molto scalpore ha fatto, negli ultimi tempi, la vicenda del panettiere di Casalnuovo, in provincia di Napoli, che il 20 febbraio ha deciso di farla finita perché avrebbe dovuto pagare entro pochi giorni una multa da 2mila euro comminatagli dagli ispettori del lavoro che avevano sorpreso la moglie, non inquadrata da un contratto, a dare una mano al marito nei locali adibiti a forno e pizzeria. Una volta fermata l’auto sotto casa, ha collegato con un tubo di gomma lo scarico all’abitacolo e si è lasciato morire inalando la mortale miscela tossica.

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