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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Condotta sottomarina, dopo il via libera è già tempo di polemiche

La maggioranza del sindaco Risi ha ratificato il protocollo. Bagarre e “precisazioni” sul progetto. Mellone pronto alla battaglia

NARDO' - Realizzazione della condotta sottomarina per scaricare al largo del litorale di Torre Inserraglio i reflui depurati rivenienti dai depuratori di Nardò e Porto Cesareo. Un altro passo in avanti è stato fatto dopo il via libera decretato a maggioranza dal consiglio comunale di Palazzo Personè che ha approvato la ratifica del protocollo d’intesa (con 12 voti a favore, otto contrari e due astensioni), riveduto e corretto rispetto alle previsioni progettuali originarie avanzate, e sottoscritto nel settembre dello scorso anno, tra Regione Puglia, Comune di Nardò, Acquedotto e Autorità idrica pugliese. E la lunga querelle burocratica e ambientale, legata allo scarico dei reflui fognari nel mare del litorale neritino e dell’area marina protetta di Porto Cesareo, continua.

Ma durante la discussione, e subito dopo il responso del Consiglio comunale (che ha anche scongiurato la possibile nomina di un commissario ad acta imposto dal ministero dell’Ambiente se non si fosse accelerato sulla fase conclusiva di realizzazione della rete fognante delle marine e della condotta sottomarina che spingerà a largo del litorale neretino i reflui fognari rivenienti dai depuratori di Porto Cesareo e del Comune di Nardò), è montata  ancora una volta la bagarre. Tant’è che lo stesso argomento in discussione e le tensioni vissute in città hanno richiesto un’attenzione particolare e una vigilanza accorta anche da parte delle forze dell’ordine per eventuali degenerazioni del dibattito in corso. Nulla di tutto ciò, anche se dai banchi dell’opposizione e in particolare dal candidato sindaco di Alleanza per il Cambiamento, Giuseppe Mellone, ci sono state forti contestazioni sulla scelta “votata” da Risi e di parte della sua maggioranza nonostante anche la mobilitazione di associazioni, ambientalisti e una raccolta di firme con oltre 3500 adesioni per un referendum popolare propenso ad indicare il proprio dissenso contro il “tubo” a mare. Lo stesso consigliere comunale di Andare Oltre, che ha ovviamente espresso un voto contrario, ha già preannunciato l’impugnazione della delibera dinnanzi al Tar ritenendola del tutto lesiva della “volontà popolare” che ha in più occasione palesato il suo no alla realizzazione della condotta e dello scarico a mare. E la battaglia dialettica in queste ore per le vie  cittadina di Nardò si amplifica anche a colpi di annunci e polemiche che rimbalzano dalle auto munite di megafono.

Sul nodo della recente approvazione del protocollo d’intesa per il “completamento e la realizzazione del sistema depurativo fognario degli agglomerati di Nardò e di Porto Cesareo”, il sindaco neretino e la maggioranza di governo hanno ribadito invece la bontà dell’atto e dell’indicazione approvata. Tranquillizzando anche sul fatto, rilevante, che nonostante il via libera all’intesa il Comune attenderà sempre la formalizzazione da parte dell’Acquedotto pugliese sul progetto adeguato alle “nuove” previsioni dettate dall'accordo sottoscritto nel settembre scorso, prima di rilasciare le eventuali autorizzazioni ci competenza territoriale. Tra le variazioni sostanziali quella di prevedere una condotta di due chilometri, ovvero più lunga di quella prevista originariamente dal progetto dell'Aqp. Un progetto che non consentirà di realizzare solo la condotta sottomarina per lo scarico dei reflui in mare, ma nel contempo permetterà di dotare il territorio di Nardò di una serie di infrastrutture idriche e fognati, di potenziare le piattaforme depurative per l’affinamento e il riuso in agricoltura delle acquee depurate, e soprattutto il completamento della rete fognaria su tutta la dorsale delle marine neretine da Santa Maria al Bagno sino a Torre Squillace, oltre all’attivazione della rete fognaria di Porto Cesareo. Un intervento complessivo di oltre 15 milioni di euro finanziato con fondi europei, che comunque non ha mai convinto sino in fondo le associazioni territoriali, gli ambientalisti e il comitato civico “No Tub”.

Lo scarico attuale sottocosta-2Sulla questione però tanto il sindaco Risi che gli assessori comunali Francesca De Pace e Mino Natalizio hanno voluto ribadire i “doverosi” chiarimenti. “Nel protocollo d'intesa voluto dal Comune di Nardò è stato completamente stravolto l'iniziale e tanto avversato progetto di Regione e Aqp” chiariscono gli amministratori neretini, “andando nella direzione di un notevole miglioramento ambientale della gestione dei reflui depurati e sul loro successivo riuso in agricoltura, utilizzando al massimo i domini Arif e del Consorzio di bonifica dell'Arneo. Questo, seguendo le direttive di leggi e normative europee e nazionali e secondo i dettami emersi dai tavoli convocati nei mesi scorsi presso il ministero dell'Ambiente. Stiamo parlando di investimenti per circa 17milioni di euro che saranno utilizzati per realizzare diversi interventi.

Tra questi, l'infrastruttura principale per dotare le marine di Nardò, fino a Torre Squillace di rete fognante; potenziamento della capacità depurativa dei depuratori per portarli alla tabella prevista per le aree ambientalmente sensibili, l'allungamento della condotta fino a due chilometri o ‘la maggiore lunghezza che si rendesse necessaria a seguito degli approfondimenti dello studio meteomarino’, consentendo di liberare dal divieto di balneazione un chilometro della nostra costa attualmente interdetto; il completamento dei servizi di acqua e fogna in alcune zone delle marine e del centro urbano di Nardò. È bene ricordare” puntualizzano Risi e gli assessori De Pace e Natalizio, “che, ad oggi, il nostro depuratore scarica a mare sottocosta, in località Torre Inserraglio, non solo il refluo depurato, al minimo previsto, di Nardò, ma anche i reflui provenienti da Porto Cesareo attraverso gli auto spurghi. Purtroppo, c'è chi come l'Aqp insiste nel riproporre il progetto iniziale quello che per intenderci, sempre abbiamo contrastato e sempre contrasteremo. Noi” concludono gli amministratori di Palazzo Personè, “a dimostrazione che non abbiamo cambiato idea, abbiamo risposto con un fermo no, con tanto di parere negativo, rilasciato appena qualche settimana fa dai competenti uffici”.                

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