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Crisi d'estate: dopo Galatina cede anche Vaglio a Nardò

Nuovo colpo a sorpresa nella politica salentina: il sindaco di Nardò, Antonio Vaglio rassegna le dimissioni e dichiara finita la sua amministrazione. Caos nel Pd e critiche all'Udc cittadino

NARDO' - Politica in crisi o crisi della politica? L'agosto salentino regala in pochi giorni la fine prematura di due amministrazioni di comuni molto importanti, quali Galatina e Nardò. Cosa ci sia dietro alla fine prematura delle due legislature comunali è presto detto, soprattutto se si considera che le giunte Vaglio ed Antonica, entrambe di centrosinistra, hanno subito negli ultimi mesi assalti interni alle proprie maggioranze. Se nel caso dell'ex primo cittadino galatinese, Sandra Antonica, la crisi viene da molto lontano, tanto da non poter assolutamente evitare nemmeno coi numerosi rimpasti, la fine, segnata dalle dimissioni contemporanee di undici consiglieri, a Nardò la situazione si presenta leggermente differente, anche perché il primo passo verso la crisi l'ha voluto fare lo stesso sindaco, Antonio Vaglio, rassegnando anzi tempo le proprie dimissioni, con una lettera aperta ai neretini.

Nel documento, Vaglio fa riferimento alla parentesi esplorativa verso i membri dell'Udc, non mancando di rimarcare come "l'interesse per il bene della città, tanto sbandierato" da parte dello scudo crociato "era in secondo piano rispetto agli interessi che ruotano intorno al neo-eletto consiglio provinciale e dell'amministrazione di centro-destra". Il sindaco dimissionario accenna alle dichiarazioni dell'europarlamentare, Raffaele Baldassarre, di recente, senza mai citarle, che "la dicono lunga su quale sarà il destino dell'Udc in provincia a scapito della collettività neritina". Vaglio se la prende con i "meri interessi di bottega" e sostiene di non "vedere più soluzioni di alcun tipo" se non quella di consegnare la città al commissario ed il centrosinistra neretino alla storia.

Ma l'Udc sembra non voler interpretare la parte da "capro espiatorio" della crisi politica a Nardò, facendo sapere già attraverso il capogruppo provinciale, Mino Frasca, che le dichiarazioni di Vaglio siano frutto di "un'insipienza politica sconcertante". L'Udc spiega di non aver voluto fungere da "stampella" a nessun schieramento politico, dichiarando disponibilità ad aprire un tavolo solo nel momento in cui Vaglio avesse riconosciuto la fine della propria maggioranza politica, scegliendo un nuovo percorso politico amministrativo. Nel caos politico neretino, si aggiunge l'ammutinamento del direttivo del Pd locale, in cui ben otto membri hanno ravvisato ed espresso la propria estraneità rispetto alle scelte e alle posizioni del partito, assunte nella crisi della giunta Vaglio. Il direttivo, infatti, non sarebbe stato convocato e chiunque ha espresso una posizione nella vicenda, lo avrebbe fatto solo a titolo personale, scavalcando la segreteria. Patata bollente doppia, dunque, quella che passa nelle mani del segretario provinciale, Salvatore Capone, che potrebbe anche commissariare il coordinamento cittadino.

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