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Nardò

Una proposta per la Porsche di Nardò: si guarda al modello Volkswagen

I lavoratori oggi si sono riuniti in assemblea, insieme ai Fim e Fiom, per ragionare sul modello contrattuale partecipativo già adottato dalle altre aziende del gruppo

NARDO’: I lavoratori di dell’azienda di Nardò Porsche Engineering  si sono riuniti in assemblea per ragionare sulle proposte elaborate ieri nel corso di un workshop organizzato presso l’hotel Tiziano di Lecce relative alle “buone pratiche” per la contrattazione di secondo livello. Nel corso della giornata di lavoro che si è svolta ieri, infatti, i rappresentanti  di Fiom Cgil e Fim Cisl hanno incontrato gli amministratori aziendali con l’obiettivo di costruire una proposta per l’azienda di Nardò, sito in cui non sono stati ancora recepiti i punti fondamentali della contrattazione che caratterizza il gruppo Volkswagen.

La contrattazione aziendale attuata altrove, come spiegato dai rappresentanti sindacali di Ducati, Lamborghini e Italdesign, ha permesso di ottenere degli accordi di secondo livello particolarmente importanti per i lavoratori. Importanti perché vi sono stati recepiti principi come le Carte che regolamentano i rapporti con i fornitori, i rapporti di lavoro all’interno del gruppo e l’utilizzo dei lavoratori in somministrazione.

Al workshop hanno partecipato anche l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Loredana Capone e l’assessore regionale al Lavoro, Sebastiano Leo. Ed il loro invito non è stato casuale: entrambi, infatti, sono presenti a un tavolo vertenziale della task force sul lavoro della Regione, aperto con l’obiettivo di stabilizzare i lavoratori in somministrazione della Porsche di Nardò. Sono intervenuti anche i segretari generali Valentina Fragassi (Cgil Lecce), Antonio Nicolì (Cisl Lecce), Annarita Morea (Fiom Cgil Lecce), Maurizio Longo (Fim Cisl Lecce), Daniela Campobasso (Nidil Cgil Lecce), Elena De Matteis (Felsa Cisl Lecce).

“Siamo qui per portare una testimonianza di aziende che lavorano in un gruppo molto importante – ha spiegato Bruna Rossetti, vicepresidente del coordinamento nazionale dei rappresentanti sindacali del Gruppo Volkswagen – e cercare di far capire quale può essere il tipo di contrattazione che stiamo portando avanti noi. È un modello contrattuale di tipo partecipativo, il che non significa non avere problemi, ma cercare di gestirli discutendo e arrivando a una soluzione condivisa. Questo significa avere anche delle responsabilità in più, come sindacato, perché ci si mette in gioco e si cerca di arrivare a un punto di incontro con l’azienda”. All’interno del Gruppo si fa riferimento ad una Charta che sancisce dei principi bene definiti: il diritto di informazione, nel senso che le Rsu sono tenute a essere informate tempestivamente su tutto ciò che riguarda la vita dell’azienda; la consultazione con la possibilità di formulare degli accordi, in maniera tale da gestire il conflitto; la cogestione applicata al massimo livello in Germania, mentre in Italia si può parlare di contrattazione.

“Il nostro intento è quello di dare ai lavoratori della Porsche di Nardò  l'opportunità di avere un contratto integrativo aziendale – hanno specificato la segretaria generale Fiom Cgil Lecce, Annarita Morea e il segretario generale Fim Cisl Lecce, Maurizio Longo- che, considerando l'impegno e la professionalità, determini una migliore condizione di lavoro. Infatti il tipo di attività svolte all'interno della Porsche Engeneering sono molteplici e, alcune volte, molto distanti dalle normali attività di un’azienda prettamente metalmeccanica”.

“La nostra proposta deve però tenere in conto del ricorso al lavoro interinale – continuano Morea e Longo -: occorre definire il bacino di lavoratori interinali occupati presso la Porsche Eng. (ex Ntc) e stabilire un percorso di assunzioni che attinga da questo bacino. Il primo passo è sottoscrivere un accordo quadro tra le associazioni datoriali delle agenzie di somministrazione e le organizzazioni sindacali nazionali, definendo dei criteri oggettivi nel registro delle stabilizzazioni. Successivamente occorre definire come vengono regolamentati i rapporti di lavoro stabili e quelli ancora in somministrazione”.

“Nel sito di Nardò – ha spiegato Valentina Fragassi, segretaria generale Cgil Lecce - da troppi anni c’è un utilizzo smodato dei lavoratori in somministrazione. Una condanna a un precariato perpetuo per decine (in alcuni periodi, oltre un centinaio di lavoratori) che non è più concepibile. La nostra richiesta è quella di seguire l’esempio degli altri stabilimenti italiani perché questa azienda ha tutte le potenzialità per poter attuare i principi previsti dagli accordi vigenti nel gruppo Volkswagen”.

Cristian Casili, consigliere regionale M5S, è intervenuto nel dibattito aperto dai metalmeccanici con una nota: "Le aziende del gruppo, come Lamborghini e Ducati, sono state esempio di sottoscrizione di contratti all’avanguardia; lo stesso non si può dire per la pista di Nardò dove Porsche ha perseverato con l’assunzione di interinali disattendendo quanto prevede la legge, cioè un rapporto di 1 lavoratore somministrato su 20 lavoratori stabilizzati. Ad oggi, e ne ho fatto richiesta con una dettagliata interrogazione, l’azienda non ha mai fornito un quadro preciso del numero dei lavoratori assunti a tempo indeterminato, e degli interinali". 

"E’ ora che la Porsche Engineering, che a suo tempo ha usufruito di ingenti risorse da parte della Regione Puglia, cambi passo e si lasci alle spalle questa brutta pagina che ha visto tanti lavoratori scelti in maniera del tutto discrezionale, senza alcun tipo di graduatoria e senza quelle buone pratiche di contrattazione di secondo livello che caratterizzano le altre aziende del gruppo - scrive il vice presidente della V Commissione Regione Puglia - . Chiederò al Governo regionale tempi più stretti e che soddisfi la necessità di addivenire, per i lavoratori somministrati, a una stabilizzazione che passi attraverso una loro partecipazione alla vita aziendale come nelle migliori prassi delle relazioni industriali delle aziende tedesche".

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