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Polemiche sul doppio incarico di Tiene. E il presidente del Consiglio si dimette

Questa mattina il presidente dell’assise di palazzo Personè, Antonio Tiene, primo degli eletti del Pd nel 2011, ha protocollato le sue dimissioni. Una scelta legata alle recenti polemiche sulla mancata comunicazione del suo incarico nell’Arif. In Consiglio dovrebbe subentrare Cosimo Caputo

NARDO’ - Dopo le polemiche e i contrasti politici a Palazzo Personé  per la mancata comunicazione del proprio rapporto lavorativo nell’ambito dell’Arif, l’agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, questa mattina il presidente del consiglio comunale, Antonio Tiene, si è dimesso dalla sua carica. L’esponete politico, primo degli eletti in quota Pd nel 2011, ha protocollato la sua lettera di dimissioni dalla carica di presidente dell’assise (ricoperta dal luglio del 2011) e di consigliere comunale, intorno alle 8,30 di questa mattina. Al suo posto dovrebbe ora subentrare negli scranni del consiglio il primo dei non eletti nella lista del Partito democratico di cinque anni addietro, ovvero Cosimo Caputo. La decisione è strettamente legata alle recenti polemiche sollevate sul doppio incarico che l’ormai ex presidente dell’assise neritina avrebbe ricoperto tanto come amministratore pubblico quanto come dipendente dell’Arif della Regione Puglia con la mansione di operaio. Un aspetto fortemente stigmatizzato anche dal consigliere comunale di Andare Oltre, e prossimo candidato sindaco di “Alleanza per il Cambiamento”, Giuseppe Mellone, in particolare per il fatto che lo stesse Tiene avesse comunicato all’amministrazione comunale di Nardò, solo il 15 ottobre scorso, di aver “dimenticato” di rendere noto il suo rapporto lavorativo con la "azienda privata" Arif, l’agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, per i periodi relativi agli anni 2013, 2014 e 2015.

“Secondo quanto stabilito dal Tuel, la Bibbia degli enti locali, e precisamente in base all'articolo 82” aveva precisato Mellone, “agli amministratori che percepiscono indennità pubblica, quindi sindaco, assessori e presidente del consiglio comunale, spetta il 50% dello stipendio pubblico. Per intenderci, il presidente Tiene, dimenticando di comunicare il contratto di operaio, avrebbe percepito il 100% della pubblica indennità anziché il 50% come stabilito dalla legge e, solo lo scorso 15 ottobre, avrebbe comunicato l’esistenza di tali rapporti lavorativi. In conseguenza di ciò” ha spiegato ancora Mellone, “dai conteggi fatti dalla dottoressa Maria Josè Castrignanò, risulterebbe che il presidente Tiene dovrebbe restituire circa 9mila 300 euro per gli anni 2013 e 2014, in attesa di contabilizzare quanto percepito in eccedenza nei primi nove mesi del 2015. Fatti questi” concludeva il consigliere di opposizione, “che dovrebbero far riflettere sulla necessità della trasparenza amministrativa, spesso trascurata, sulla costante violazione di un importante strumento quale l’Anagrafe degli eletti, oltre che sul Tuel, il testo di legge sconosciuto a tanti amministratori neretini”.     

La decisione di dimettersi dalla carica di presidente dell’assise e da consigliere comunale da parte di Antonio Tiene è stata apprezzata dal sindaco Marcello Risi, anche in virtù del fatto che la stessa vicenda era comunque già stata chiarita dal diretto interessato e dagli uffici. “Prendo atto di un gesto nobile e spontaneo, adottato nonostante che i chiarimenti del presidente Antonio Tiene avessero definitivamente eliminato ogni dubbio sulla vicenda” commenta il sindaco Risi, “rispetto profondamente una scelta che rivela forte senso delle istituzioni e dimostra come Antonio Tiene intenda l'impegno politico non necessariamente collegato a cariche istituzionali. Sento di doverlo sinceramente ringraziare per l'equilibrio, il rigore e la competenza con cui ha svolto in questi anni il difficile e delicato ruolo di presidente del Consiglio comunale di Nardò”.

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