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Venerdì, 29 Marzo 2024
Nardò

Al via il processo "Sabr". Regione e altri quattro braccianti come parte civile

In sede di udienza preliminare erano già costituite Cgil, Flai Cgil, Camera del lavoro e l'associazione "Finis Terrae". A giudizio un presunto sodalizio di imprenditori e caporali che avrebbero vessato i lavoratori stagionali

LECCE – Portavano nel Salento, passando per Rosarno e la Sicilia, le nuove rotte degli schiavi e dello sfruttamento della manodopera africana. Con il trascorrere dei secoli sono cambiate dunque le vie e le destinazioni di un sistema che ha trasformato i deportati in reclutati. E’ questa la triste realtà emersa dall’operazione Sabr, condotta dai carabinieri del Ros, guidati dal colonnello Paolo Vincenzoni, e del comando provinciale di Lecce, al comando del colonnello Maurizio Ferla, che ha delineato la struttura piramidale di un’organizzazione criminale transnazionale, dedita al favoreggiamento dell'ingresso di clandestini nel territorio italiano, per la maggior parte tunisini e ghanesi, destinati a essere sfruttati nella raccolta di angurie e di pomodori.

Il vertice di quella piramide erano i datori di lavoro salentini, cui si affiancavano caporali, cassieri e capisquadra. I datori di lavoro sono gli imprenditori e proprietari terrieri: i neretini Marcello Corvo; Livio Mandolfo; Salvatore Pano. Corrado Manfredi e Giuseppe Mariano, di Scorrano; e Giovanni Petrelli. Pantaleo Latino, detto “Pantalucci”, 58enne di Nardò, sarebbe stato il referente per tutti, costantemente in contatto con il reclutatore Saber Ben Mahmoud Jelassi. A lui si sarebbero rivolti gli altri imprenditori in cerca di uomini da utilizzare come bestie nei campi.

Si è aperto oggi, dinanzi ai giudici della Corte d’assise di Lecce, il processo scaturito da quella complessa operazione. Nell’udienza di oggi si sono costituiti come parti civili la Regione Puglia e quattro braccianti. Nell’udienza preliminare si erano già costituiti la Cgil, la Flai Cgil, la Camera del lavoro, l'associazione “Finis terrae”, e altri quattro lavoratori tra i quali c’è anche Yvan Sagnet, leader dello sciopero dei braccianti stranieri ribellatisi nell’estate del 2011 allo sfruttamento. Non si è costituito, invece, il Comune di Nardò. L'udienza è stata aggiornata al prossimo 7 marzo.

Ventidue furono le misure cautelari emesse dal gip di Lecce Carlo Cazzella, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, in particolare del procuratore Cataldo Motta e del sostituto Elsa Valeria Mignone. Otto quelle eseguite nella provincia di Lecce, mentre il resto dei provvedimenti fu operato nelle province di Bari, Pisa, Caserta, Reggio Calabria, Palermo, Agrigento, Siracusa e Ragusa. I capi d’imputazione, che vanno dall’associazione per delinquere alla riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, estorsione e falso, comprendono anche la tratta di persone. Le indagini, iniziate nel gennaio del 2009, sono proseguite fino a ottobre 2011. Determinati, sono state le dichiarazioni di alcune vittime, coraggiose nel denunciare le condizioni di vita disumane cui erano stati sottoposti nelle campagne di Nardò. 

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