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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Rapine: si spegne la buona stella dei tre ventenni e si riaprono le porte del carcere

I neretini Jacopo Perrone, Luca Pranzo e Mattia Colazzo sarebbero autori di quattro assalti. Erano stati scarcerati subito dopo i fatti per un vizio formale. Ma gli investigatori hanno continuato a lavorare, con riscontri oggettivi che avvalorano l'indagine. E il gip ha accolto richiesta di carcerazione

NARDO’ – Superato il vizio formale che aveva suscitato clamore per un’eclatante scarcerazione, per i tre ventenni neretini Jacopo Perrone, Luca Pranzo e Mattia Colazzo sono scattate di nuovo le manette. Erano stati rilasciati il 6 marzo, subito dopo l’arresto, avvenuto perché accusati di aver messo in atto quattro rapine in città, a causa di un errore nella verbalizzazione della confessione di uno di loro.

Uno smacco ovviamente mal digerito dagli investigatori, che hanno continuato a lavorare alacremente, per raggiungere l’obiettivo di riportarli al più presto nel luogo dove devono stare i rapinatori: il carcere. E le prove a oggi raccolte dai carabinieri della stazione locale di Nardò e della compagnia di Gallipoli (che avevano svolto l’indagine gomito a gomito con il commissariato di polizia) ha permesso definitivamente di incastrarli.

Perrone, Pranzo e Colazzo, fino all’altro giorno, erano assolutamente insospettabili: mai un problema reale con la giustizia. Nel periodo compreso tra il 22 febbraio e il 4 marzo, però, pare abbiano deciso di dare una svolta criminale alla loro giovane vita, mettendosi a saccheggiare attività commerciali: 22 febbraio, market “Sigma” di viale Aldo Moro; due giorni dopo, tabaccheria “Segnali di fumo”; primo marzo, discount “Md” di via Galatone ; 4 marzo, farmacia “Benegiamo-Pagliula”.

Le modalità d’esecuzione hanno subito lasciato intuire che dietro vi fossero sempre le stesse mani. In tutti e quattro gli episodi, infatti, le rapine sono state consumate da due soggetti travisati e di media statura, di cui uno armato di pistola e l’altro munito di un sacchetto utilizzato per riporre il denaro sottratto dalle casse. Gli investigatori di carabinieri e polizia, in particolare, hanno constatato, che in occasione di ognuna delle rapine, il soggetto armato aveva immobilizzato la vittima puntandole costantemente la pistola al collo e consentendo così al complice di portare via i soldi.

In tre dei quattro assalti, è stata documentata la fuga a bordo di uno scooter parcheggiato nelle strade adiacenti. In un altro, l’uso di un’auto. E i tre si sarebbero intercambiati nei vari colpi. Le loro responsabilità hanno trovato riscontro oggettivo dopo perquisizioni che hanno permesso di ritrovare e sequestrare capi d’abbigliamento, caschi e motocicli. Gli stessi utilizzati in occasione delle rapine. Le corrispondenze sono emerse sia dagli ascolti delle vittime e delle persone che avevano assistito alle fasi di consumazione, sia dalla visione delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza degli esercizi commerciali.

Tutti questi elementi hanno permesso al pm Paola Guglielmi di avvalorare il lavoro di ricostruzione, con la richiesta della custodia cautelare in carcere, accolta dal gip Cinzia Vergine. La buona stella che ha protetto fino ad oggi i tre ventenni s’è dunque definitivamente spenta.

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