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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Rotazione ex dirigenti, il giudice del lavoro stoppa la richiesta di risarcimento

Una nuova sentenza nel contenzioso tra l’amministrazione comunale di Nardò e tre ex dirigenti che avevano impugnato gli atti della riorganizzazione degli uffici. Ricorso inammissibile, ma Risi rammenta sentenze di Tar e Consiglio di Stato

NARDO’ - Quello della rotazione degli ormai ex dirigenti del Comune, Maria Josè Castrignanò, Anna Maria De Benedittis e Piero Formoso, è stato uno dei primi atti dell’amministrazione comunale di Nardò sotto l’egida del sindaco Pippi Mellone che con due delibere, risalenti al luglio e all’ottobre del 2016, aveva disposto la riorganizzazione degli uffici comunali e della macchina amministrativa di Palazzo Personé strutturata da allora in sei aree funzionali. Un provvedimento al quale faceva seguito l’assegnazione da parte del sindaco delle relative deleghe e la rideterminazione delle competenze anche dei tre dirigenti comunali che decidevano di impugnare gli atti con cui la giunta comunale aveva di fatto ridefinito l’organizzazione degli uffici.

Una vicenda che ha aperto una lunga sequela di ricorsi e di richieste di risarcimento danni a corredo, ribalzati dalle sedi della giustizia amministrativa a quelli del tribunale ordinario, per definire anche la sfera della competenza giurisdizionale. Le ultime tre sentenze del Tar (chiamato ad esprimersi per competenza su indicazione del Consiglio di Stato) del febbraio scorso, avevano di fatto dichiarato “improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse” l’azione impugnatoria (essendo ormai due degli ex dirigenti in pensione e una terza in servizio in un altro Comune) mentre accoglievano le richieste sulla “accertata illegittimità degli atti impugnati” condannando anche il Comune al pagamento delle spese di lite quantificate in 2.500 euro per ogni ricorso. Sentenze per le quali è stato presentato anche il relativo appello al Consiglio di Stato.

Nell’alveo del contenzioso si annovera poi anche la recente sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Lecce, Luca Notarangelo, di cui da contezza il Comune, che ha dichiarato inammissibile il ricorso promosso anche in quella sede dagli ex dirigenti comunali e con il quale veniva chiesto l’annullamento degli atti con cui la giunta comunale del sindaco Mellone aveva disposto la rotazione nel 2016. Ricorso stoppato quindi insieme alle richieste dei ricorrenti anche al risarcimento per complessivi 335 mila euro oltre interessi legali.

I fatti: rotazione degli uffici nel 2016

Con due delibere del 27 luglio e del 26 ottobre del 2016, la giunta comunale decideva di ridefinire la macrostruttura organizzativa dell'ente di Palazzo Personé e, cioè, di conferire una nuova organizzazione degli uffici e dei servizi in sei aree funzionali. Di seguito, con relativo decreto, il sindaco Mellone distribuiva le deleghe ad ogni dirigente, attribuendo, in particolare, all’ingegnere Piero Formoso, l’Area funzionale 6 (Sportello Unico attività produttive, servizio attività produttive ed agricoltura), a Maria Josè Castrignanò l’Area funzionale 4 (Programmazione strategica e comunitaria, Servizi demografici statistici e Urp) e ad Anna Maria De Benedittis l’Area funzionale 5 (Servizio Cultura e spettacolo, musei, turismo, istruzione, sport e caccia).  

I tre dirigenti ritenendo i suddetti atti lesivi delle loro posizioni, li impugnavano sia al Tar Lecce, che al Giudice del lavoro. In quest’ultimo giudizio chiedevano anche la condanna del Comune di Nardò a pagare danni per complessivi 335 mila euro che sarebbero derivati dalla loro “rotazione”, ma anche dalla lesione del loro decoro, immagine e professionalità per effetto di affermazioni contenute in manifesti e comizi tenuti dall’attuale sindaco.  

L’amministrazione comunale di Nardò si è quindi difesa in giudizio con l’avvocato Paolo Gaballo, che eccepiva il difetto di giurisdizione del giudice del lavoro a decidere la controversia, poiché di competenza del giudice amministrativo. Il legale eccepiva, altresì, l’inammissibilità della domanda risarcitoria che i dirigenti frazionavano per tentare di superare il difetto di giurisdizione, invocando taluni danni al giudice del lavoro ed altri al giudice amministrativo, poiché ciò sarebbe contrario ai principi generali di correttezza e buona fede processuale e perché la domanda risarcitoria era comunque impostata anche su fatti e comportamenti antecedenti all’elezione dell’attuale primo cittadino di Nardò.

Ieri pomeriggio il giudice del lavoro di Lecce, accogliendo le eccezioni preliminari sollevate dall’avvocato Paolo Gaballo, ha respinto il ricorso dei tre ex dirigenti, che, nel frattempo sono andati in pensione o trasferiti presso altre amministrazioni, dichiarandolo inammissibile per difetto di giurisdizione.

Il commento di Mellone

“I tre dirigenti avevano chiesto 335 mila euro di risarcimento, più interessi, semplicemente perché dopo tanti anni avevamo osato spostarli dal loro ufficio” il commento del primo cittadino Pippi Mellone, “un provvedimento che rientrava nel quadro più generale di una nuova organizzazione degli uffici e dei servizi, che è stato il primo atto della nostra rivoluzione”.

“Il giudice del lavoro ha dichiarato il ricorso inammissibile per difetto di giurisdizione” spiega ancora il sindaco, “l’ennesima vittoria giudiziaria della nostra amministrazione, difesa dall’avvocato Paolo Gaballo. In questo caso, per un provvedimento, quello della rotazione dei dirigenti, che ho fortemente voluto e difeso in ogni sede. Il ringiovanimento dell’apparato burocratico è stato uno dei grandi meriti di questi primi e molto positivi quattro anni di amministrazione”.

Risi: “Comune già condannato sei volte”

Sulla questione dell’ultimo ricorso inerente la riorganizzazione degli uffici comunali e dei ruolo dirigenziali è intervenuto anche l’ex sindaco Marcello Risi per smorzare i toni trionfalistici dell’amministrazione comunale in merito a tale sentenza del Tribunale del lavoro. “Nella sentenza di ieri il giudice del lavoro ha dichiarato inammissibile il ricorso davanti a sé solo perché la competenza è del giudice amministrativo che se ne è già occupato” puntualizza Risi, “infatti, è davanti al giudice amministrativo che il Comune è stato messo ko con ben sei pronunciamenti”.

“Se Mellone si è scordato chieda al legale che difendeva il Comune nei sei processi persi” incalza  caustico Risi, “è lo stesso del processo di ieri. Ricorderà al sindaco, oramai completamente allo sbando, che si tratta della vicenda per la quale il Comune è stato condannato con ben sei sentenze al Consiglio di stato e al Tar. Il conto finale per il Comune sarà salatissimo. A causa delle spregiudicate trovate elettorali di Mellone il Comune di Nardò dovrà risarcire danni per decine di migliaia di euro ai dirigenti che lo stesso attuale sindaco ha voluto colpire per scopi elettorali e, secondo me, anche per altri assai più torbidi. Con il prossimo bilancio di previsione i consiglieri comunali dovranno accantonare centinaia di migliaia di euro per soccombenze e spese legali

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